PENSIERI DI FORMICHE

Sono un Cantastorie pigro e qui si raccontano storie.
Storie false. Storie in cui non credo.
Storie, e se ci vedi di più stai sbagliando.

martedì 20 gennaio 2009

è il premio nobel, bellezza!!

Presidente, Roosvelt non basta.


(foto da flickr)


Paul Krugman (nobel dell'economia di quest'anno, sigh) invia una lettera aperta ad Obama per dargli alcuni spassionati consigli per fare della sua presidenza una presidenza all'altezza o anche superiore del più amato presidente della storia, Franklin Delano Roosvelt (qui i miei dubbi su FDR).

Da dove possiamo cominciare ad inorridire di fronte alle proposte del neokeynesiano? Dal fatto che esalta il new deal? Dal fatto che propone una nazionalizzazione di praticamente tutti i comparti economici? Dal fatto che candidamente asserisce "Quando l’economia è profondamente depressa,bisogna mettere da parte le normali preoccupazioni che riguardano i deficit di bilancio" e quindi propone una spesa per la ripresa dai 500 agli 800 miliardi di dollari all'anno (tanto paga pantalone)?

Non sono d'accordo su troppi punti del discorso di Krugman ma il punto in cui mi trovo più distante è questo: "Quello che stiamo affrontando, essenzialmente, è una voragine di disoccupazione." Non è la disoccupazione il problema. La disoccupazione è un sintomo della malattia che stiamo affrontando e Krugman propone una serie di interventi che curano i sintomi. Come se un mal di denti mi provocasse un'emicrania e io curassi l'emicrania. Il Problema è la strutturazione della nostra economia. Io credo che abbiamo prodotto più di quanto fosse necessario ed abbiamo tarato le nostre imprese per produrre quella quantità maggiore della domanda. Il risultato è una saturazione del mercato ed un crollo della produzione. Crollo necessario per diluire i prodotti esistenti e ripensare la nostra macchina produttiva. Questo problema è stato sempre sentito e sempre rinviato attraverso incentivi ed interventi statali di vario tipo. Le imprese hanno cominciato a sentire la tensione dell'avvicinarsi del problema e per cercare rendimenti hanno puntato sul contenimento della spesa salariale. Alcuni sciacalli hanno addirittura speculato su questo cercando di incamerare quanto più possibile prima dell'inevitabile. Il tutto a spese della stessa base che garantisce i fatturati. Un comportamento più demenziale non potrebbe pensarsi. Si può farlo però se chi compie il moral hazard sa che verrà salvato e nuovamente foraggiato. Quindi il folle è lo Stato che incoraggia i predatori.

Un pensiero utopistico per uscire dalla crisi: solidarietà. Spero nei prossimi giorni di riuscire a spiegarmi.

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